Recensione di Maria Dolores Pesce per Dramma.it

10 giugno 2019

Il Rito

Questo spettacolo, un’interessante prova di teatro performativo che mescola gesto, suono e drammaturgia della parola, è detto l’esito di un percorso di ricerca, durato  dieci anni, del progetto internazionale “Stracci della Memoria” di cui è una sorta di coscienza riassuntiva. Un percorso di ricerca che in questi dieci anni ha attraversato varie zone del mondo e varie culture, dalla Corea al Messico e all’Armenia, dalle quali i drammaturghi hanno conosciuto e filtrato riti e tradizioni trasversali che, mescolati con il substrato mediterraneo della nostra cultura, vanno a traversare luoghi essenziali della nostra mente e del nostro spirito, oltre le differenze, per mostrarci una universalità dell’essere umano spesso dimenticata dai vincoli di una contemporaneità che sembra privilegiare le differenze. Un filtro estetico, dunque, alla cura quasi antropologica della loro investigazione, una raccolta di reperti che si mescolano e sovrappongono per strutturare il finale transito artistico di questo spettacolo.  In realtà non sembra esserci alcuna fine in questa creazione scenica, vero e proprio work in progress drammaturgico, che si muove in una sorta di percorso circolare in cui il tempo, che segna l’eternità, si deposita in uno spazio che sovrappone il cerchio magico della danza al giardino sacro dei riti che accompagnano la nascita, la vita e la morte dell’umanità.
Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola percorrono quello spazio come fosse un mito raccontato per gesti simbolici che richiamano appunto a quel rito che è pur sempre la vita, quando è vista o vissuta oltre la contingenza degli eventi.
La memoria ne è una sorta di filtro in cui decanta l’essenziale mentre l’inutile si dissolve, come verità e bugia, ed è lo strumento per mantenere viva l’energia che ci accompagna e che riconosciamo nella concretezza degli oggetti.
Quel luogo, e con lui il palcoscenico stesso, diventa sorta di Eden, di paradiso terrestre a cavallo tra la vita e la morte che si rigenerano l’una nell’altra,  nel ciclo in cui ci perdiamo ma in cui si conserva eterna la nostra essenza.
Spettacolo magnetico ma anche talora distante come se tendesse a precipitare su sé stesso, ricco di simbologie ed aperto sui tanti mondi e pensieri attraversati in questi dieci anni.
Una produzione di “Instabili Vaganti” diretta da Anna Dora Dorno e arricchita dalle musiche di Riccardo Nanni.
Visto in versione “site-specific” al LABoratorio San Filippo Neri di Bologna il 5 giugno 2019 nell’ambito di PerformAzioni – International Workshop Festival, pubblico presente numeroso.