Open Call VII International Work session

OPEN CALL PER PERFORMER, MUSICISTI, VIDEOMAKER, ARTISTI VISIVI, STUDENTI E RICERCATORI

VII° INTERNATIONAL WORK SESSION
The end
Diretta da Instabili Vaganti

28 maggio – 6 giugno 2018
Oratorio di San Filippo Neri – Bologna
Nell’ambito di PerformAzioni International Workshop Festival
In collaborazione con Mismaonda e Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna

La VII° sessione internazionale di Stracci della memoria è organizzata da Instabili Vaganti in vista della chiusura delle celebrazioni per i 10 anni di ricerca al Progetto, che hanno innescato una serie di riflessioni sul valore e sul senso dell’intero percorso di indagine artistica, sui risultati raggiunti e sui possibili sviluppi futuri. Tali riflessioni sono racchiuse nel libro Ricucire gli Stracci della memoria che sarà presentato in apertura della sessione stessa. Molti interrogativi sono rimasti aperti. Questa open call chiama artisti internazionali a rispondere a tali questioni, seguendo il principio di apertura e condivisione che da sempre a caratterizzato questo progetto di ricerca. La compagnia ha infatti basato in questi anni la sua indagine sul perseguimento di un UTOPIA, e cioè sulla creazione di uno spazio d’incontro in cui poter creare un linguaggio universale capace di integrare il passato al presente e di proiettarlo nel futuro attraverso un’azione performativa condivisa. Uno spazio, inesistente fisicamente, se non in maniera temporanea, ma presente continuativamente nel tempo e nelle relazioni che si creano ed intercorrono tra le persone: i loro vissuti, le loro esperienze ed in particolar modo i loro ricordi. Un luogo ideale che racchiude una visione artistica alla quale tendere, che esprime una realtà parallela o “virtuale” in cui vivere ed agire esteticamente ed eticamente. Oggi però le molteplici possibilità della nostra società “liquida” hanno moltiplicano queste realtà parallele all’infinito, e i mondi virtuali cominciano ad essere innumerevoli e sempre più possibili da raggiungere. L’UTOPIA perde il suo carattere unitario e degenera spesso in una serie di mondi distopici. L’universalità, che appariva come l’unica via per elevare l’azione umana, per raggiungere l’ARCHETIPO, si è trasformata in globalizzazione, comprendendo nel suo significato qualcosa di mediocre, tendente al LIVELLAMENTO. Se non è possibile tendere a un ideale, il futuro perde di senso e si vive immobilizzati in un eterno presente. Quale può essere allora la via da seguire per l’essere umano? E per il performer? Quale può essere il senso del nostro progetto oggi? E’ possibile portare la nostra UTOPIA verso un EUTOPIA? Verso cioè la creazione di un luogo “buono”, in cui poter immaginare ancora un futuro, in cui poter dare ancora valore al passato? E’ possibile riscoprire il nostro tempo interiore? Oppure dobbiamo volgere lo sguardo verso la FINE? E se la fine dovesse arrivare potrebbe rappresentare un nuovo inizio?

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