Cosa ci ha insegnato la pandemia?
Improvvisamente il buio. In giro di qualche giorno in Italia e nel mondo – a marzo 2020 – tutte le attività umane, ad esclusione di quelle sanitarie ed alimentari di base, si fermarono di colpo. Per legge e senza possibilità di appello. La Terra fu ‘avvolta’ negli stretti abiti della pandemia da virus Covid-19, mentre le persone si ritrovarono estremamente limitate nei movimenti – costrette nelle quattro mura di casa – tranne i fortunati che possedevano l’uso di terrazzi o giardini, che di fatto ampliavano solo di qualche metro la possibilità di sgranchirsi le gambe.
Inizialmente, il disorientamento e lo sconforto presero il sopravvento nei cuori e nelle menti delle persone, obbligate in una situazione mai vissuta precedentemente, che ha messo a dura prova la resistenza psicologica e fisica di molti.
Tutto era perduto? Abitudini, valori, amicizie hanno in breve tempo assunto una differente forma di approccio, di considerazione, e di obbligata revisione – la maggioranza consumati davanti agli schermi di smartphone o di più ampi computer.
L’impatto più stravolgente ha condizionato il comparto del lavoro, con settori chiusi per interi semestri – o addirittura annualmente – mentre una consistente parte si è trasferita tout-
court online. Professionisti, insegnanti e studenti, tutti i massa alle prese con tecnologie vecchie e nuove per mantenere un minimo di ciò che poteva rimanere della vita che avevano conosciuto fino ad allora, che ha lasciato in standby intere categorie di artigiani, commercianti, ristoratori ed artisti. Quest’ultimi hanno davvero avuto un bel daffare a rinnovarsi e trasformare la loro attività, che ha sempre avuto bisogno di un pubblico in presenza.
Lockdown Memory – della compagnia teatrale Instabili Vaganti – è un lavoro realizzato da Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola proprio nel periodo di chiusura totale dei teatri – tempo durato oltre un anno se non si considera il breve periodo estivo del 2020. Presentato in prima regionale toscana sabato 16 ottobre presso il Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, in provincia di Firenze, è inserito nel cartellone del Festival Avamposti – Scenari Contemporanei (9 settembre – 5 dicembre 2021), un evento organizzato dal Teatro delle Donne che si svolge tra Firenze, Scandicci e Sesto Fiorentino.
Il nuovo lavoro di teatro d’innovazione del duo Instabili Vaganti, finalmente in scena dal vivo, ripercorre l’esperienza della regista Anna Dora Dorno e del performer Nicola Pianzola – i cui testi drammaturgici sono originali dell’attore – durante il lungo periodo di chiusura a causa della pandemia, che li ha indirizzati a prendere in considerazione una nuova forma teatrale – soprattutto nelle modalità – esulando dalla tradizionalità fisica in presenza.
Lockdown Memory, è una performance brillante e colorata, nonostante le tematiche affrontate; un quadro che riunisce brevi passi di un progetto molto più ampio che ha visto luce durante i mesi di chiusura dei teatri e della ‘non presenza’, dal titolo Beyond the Borders.
Il progetto ha respiro internazionale, attraverso numerosi artisti collegati da più parti del mondo che durante il lockdown hanno raccontano le loro differenti realtà esistenziali personali, tra speranze, disagio, lacrime, paura e lotte politiche. Il sipario si apre sulle lunghe manifestazioni in Cile del 2019, protrattesi fino all’inizio della pandemia, Paese dove la compagnia teatrale era
in tour in quei frangenti così violenti ma importanti storicamente, per poi ‘superare i
confini’ virtuali fino all’Iran della rivoluzione khomeinista, o degli Usa del movimento Black Live Matters e del grande continente indiano. Un teatro multimediale e documentario, che racconta la realtà a cavallo degli ultimi due anni, attraverso testimonianze dirette degli artisti protagonisti, ma raccogliendo anche tematiche sociali a più ampio raggio.
Il messaggio che inviano al pubblico i due artisti – in una performance che a tratti è confidenziale e colloquiale – è chiara, netta: non si può tornare alla ‘normalità’, anzi non si vuole e non si può guardare indietro. Con la pandemia e i rigidi lockdown si è imparato, per necessità, a trasformarsi ed evolvere il proprio modo di concepire la vita guardandola da altri punti di vista mai contemplati precedentemente – ma sempre guardando avanti. Anche il teatro si è trasformato, per non soccombere al vincolo della presenza e per non perdere la vena creativa che attinge quasi sempre dai contesti sociali e politici contemporanei.
La surrealità degli ambienti a cui hanno costretto i lockdown, per ha chi saputo ‘vedere’, ha fornito immensi bacini tematici in ambito sociale, economico, politico ed esistenziale su cui riflettere – da ripensare – e spunto per una revisione delle modalità creative per poterli rappresentare e, conseguentemente, inscriverli agli annali storici dell’evoluzione (o devoluzione) della razza umana.