The Global City

Co produzione Teatro Nazionale di Genova / El Florencio – Festival FIDAE Uruguay Con il sostegno di MiBACT e SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea” e Bando #CREA della Fondazione Sipario Toscana OnlusExperimental Theatre Company

Drammaturgia Nicola Pianzola
Regia, scene, ideazione video Anna Dora Dorno
Interpreti Nicola Pianzola, Anna Dora Dorno
Musiche originali Riccardo Nanni
Disegno luci Anna Dora Dorno, Mattia Bagnoli
Tecnico video mapping Alex Pietro Marra
Coreografie, costumi Instabili Vaganti
Coro scenico Claudia Marsulli, Antonio di Castri, Rosanna Gualdi, Marco Mazza, Francesca Flotta, Marianna Maretto, Roberta Rotante
Residenze artistico-produttive IAC Inter Arts Centre – Svezia, Au Brana Residential Centre for Performance Research – Francia, La città del Teatro di Cascina, Re.Te.Ospitale di Satriano di Lucania.
Con il contributo di Regione Emilia Romagna, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, Istituto Italiano di Cultura di Montevideo.

The Global City è uno spettacolo metamorfico, in cui le microstorie raccolte da Instabili Vaganti nelle maggiori metropoli del pianeta, si ricompongono artisticamente in scena, disegnando una città della memoria, distopica e virtuale. Un viaggio planetario, in cui il testo scritto in più lingue da Nicola Pianzola, affronta tematiche di forte attualità vissute dalla compagnia in questo irrequieto errare in luoghi problematici e di forte tensione politica, ma anche in paesi e culture affascinanti che continuano ad ammaliare il viaggiatore così come lo spettatore. Appaiono così nel racconto frammentario, espresso
sotto forma di ricordi numerati, la crisi coreana, i contrasti di classe nel sub-continente indiano, le sparizioni forzate in Messico, il problema dell’attraversamento delle frontiere e l’insita drammatica contraddizione dei confini artificiali e dei muri che ancora oggi separano molti paesi. La megalopoli appare in scena come un complesso meccanismo di suoni, canti e musiche, appositamente composti, video proiezioni mappate su superfici metalliche trasparenti che invadono questa “città globale”, fino a decorare, come un tatuaggio virtuale, i volti e i corpi dei suoi abitanti. Volti che diventano schermi di smart phones, corpi che si fondono
nella moltitudine svelando, allo stesso tempo, ciò che di umano permane nella nostra era contemporanea. Tutto appare distorto, come in un film distopico, mentre prendono vita personaggi e situazioni reali che diventano surreali