Recensione di Renata Savo per Scenecontemporanee

23 Novembre 2018

Il “Canto dell’Assenza” degli Instabili Vaganti: teatro dell’esperienza

«In teatro nulla nasce dal nulla, almeno nel nostro caso.
Ogni spunto di riflessione è dovuto a un input esterno che solletica le nostre emozioni e attiva qualcosa di più profondo, di interiore, legato alla nostra personale esperienza»
.

Le parole autentiche di due artisti italiani, che hanno fatto e continuano a fare esperienza del teatro in tutto il mondo, si nutrono di vita e di storie, di incontri e di canti, dalla Cina all’India, dall’America Latina ai Balcani. Parole dotate di umanità, lucidità e consapevolezza, che Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, in arte gli Instabili Vaganti, hanno messo insieme in quel libro che li riguarda da vicino e che descrive bene tutti i loro viaggi, Stracci della memoria (CUE Press, 2018). Un libro che inquadra, chiarendo anche meglio a se stessi, le tappe di un percorso artistico, e che fa di quella stessa ricerca ‘bagaglio’ per chiunque desideri addentrarsi in una metodologia di lavoro teatrale stimolante, capace di attingere ai luoghi e alle persone facendone tesoro. 

Stracci della memoria, oltre a essere una sorta di autobiografia corale, nonché un utilissimo manuale di teatro adatto a tutti, è anche una sorta di diario di viaggio, o meglio, di tanti viaggi, sensazionali; come suggerisce il titolo, costituisce la densa testimonianza a più voci, e da attraversare liberamente, di un laboratorio teatrale “permanente” in dialogo costante con le culture. Il metodo degli Instabili Vaganti si muove, infatti – grotowskianamente – dal particolare all’universale, dall’individuo e dai suoi ricordi per arrivare a esplorare l’uomo e gli archetipi che lo hanno formato, quasi come per isolarne il senso e trasmetterlo secondo una visione poetica personale. Seguono, come fanno gli antropologi, delle tracce che fanno porre delle domande senza già conoscere le risposte. Compiono sul corpo e dentro il corpo un lavoro d’indagine profondo, che si arricchisce man mano, con l’esperienza sul campo. 

Dalla sintesi di questo approccio, il linguaggio teatrale della compagnia si fa curiosamente astratto e limpido insieme; non didascalico ma altamente espressivo, in grado di esplorare temi universali senza cedere alla facilità del cliché.