The Global City
La loro fonte d’ispirazione è, in primo luogo, il libro Le città invisibili di Italo Calvino nel senso che in ogni agglomerato urbano, moderno o antiquato che sia, scorgono un nucleo di contraddizioni il cui risultato è, sempre, l’umiliazione e l’oppressione degli ultimi. Sono i più poveri, gli emarginati, coloro che cercano di modificare il reale a pagar i prezzi più alti dell’oppressione di classe. È uno spettacolo in cui una consumata abilità nella danza si sposa con una forte maestria affabulativa dando vita a una proposta quantomai stimolante. La scena è molto semplice e gli ingredienti utilizzati da regista e autore riescono a realizzare lo spostamento di luoghi in modo fluido. La definizione di teatro – danza in questo caso appare riduttiva e avvilisce la complessità di una proposta che mira a coinvolgere e turbare lo spettatore costringendolo a assumersi la responsabilità di un ordine ingiusto che avanza anche in suo nome e con la sua (involontaria) complicità.