Recensione di Marco Omizzolo e Roberto Lessio per Zeroviolenza.it

7 aprile 2015

Megalopolis#43, un omicidio di Stato

[…] Lo spettacolo porta in scena la drammatica vicenda dei 43 studenti e studentesse della Scuola normale agraria di Ayotzinapa, nella città di Iguala, in Messico, massacrati il 26 settembre del 2014 dalla polizia dello Stato di Guerrero, insieme ai narcos “Guerreros Unidos”. […]Una spedizione punitiva, che ricorda le squadre in camicia nera del fascismo, la Celere di Scelba, le violenze della polizia di Franco o di Pinochet e di qualunque altro regime antidemocratico. […] Non è un caso se quelle esecuzioni, perché di questo si tratta, siano state possibili, come molti ritengono, con il beneplacito del sindaco perredista José Luis Abarca Velázquez, del governatore dello stato Ángel Aguirre Rivero, anch’esso del Partido de la Revolución Democratica (Prd), e la complicità delle più alte cariche del paese. Si chiama omicidio di Stato, di uno Stato fascista e mafioso. […] Assistere a Megalopolis #43, insieme alle emozioni che suscita, ad una legittima rabbia e indignazione, al desiderio di continuare a lottare, significare superare ogni reticenza e pigrizia e scegliere di stare dalla parte di quei ragazzi, morti innocenti per aver gridato il loro desiderio di vita e di libertà. Significa insomma partecipare ad una battaglia globale per la democrazia. Durante lo spettacolo viene chiesto al pubblico “e se fossi tu il numero 44?”. […] L’hashtag #Megalopolisproject43 per tutti quelli che vogliono unirsi alla battaglia, per informare su ciò che è accaduto e che sta accadendo in Messico, per reagire attraverso l’arte e i nuovi media ad ogni forma di ingiustizia e oppressione nel mondo. Vale la pena andare a teatro, dunque, per vedere Megalopolis #43, e partecipare piuttosto che continuare a pensare che in fondo nulla può cambiare. Quei 43 compagni e compagne erano di un altro avviso.