Recensione di Giulia Odoardi – Osservatorio critico

23 Luglio 2011

Come un disco rotto

[…] Una voce di donna, all’angolo della scena, accompagnata da un piano, sussurra: “C’era una volta…”. Comincia così il racconto della compagnia Instabili Vaganti. È la storia dell’eremita contemporaneo che subitamente appare dal buio, in cima a un eremo di ferro. È un operaio, un uomo alienato da un lavoro dal ritmo sempre uguale che lo costringe a vivere ogni giorno come un disco rotto. Lo stesso disco rotto che inizia a girare sulla scena. “Lavora, produci, crea. Tu sei un corpo operaio”. Una vita che costringe a non pensare è una vita che obbliga a evadere in ogni modo possibile e immaginabile. Ma quando tutto il corpo fa male e la mente soffre, nemmeno sognare è più possibile. L’impatto cattura lo spettatore e lo ipnotizza. Le parole continuano a cascata di sottofondo: sono bollettini di guerra, morti bianche, numeri di spersonalizzazione […]