Recensione di Azzurra Padovano per Fermata Spettacolo

5 ottobre 2015

DESAPARECIDOS #43… O #44?
I semi di speranza degli Instabili vaganti: una onorevole restituzione di un capitolo fondamentale e terribile della Storia mondiale contemporanea

Non vuol essere una commemorazione. “Vivos los llevaron y vivos los queremos” (“Vivi li hanno presi e vivi li vogliamo”) recita lo slogan guida delle già citate manifestazioni, che gli artisti ripetono sul palco. È però la costruzione di una memoria: la memoria di quei corpi scomparsi e di cui si fa sentire forte la mancanza. […] Ed è qui che la domanda diviene inquietante incombenza: e se fossi tu il #44? Per alcuni istanti la minaccia diviene reale e si comprende quale sia l’orrore vissuto, inciso sulla pelle di quei messicani. […] In generale, lo spazio è ben gestito e ogni aspetto curato: gli esperimenti vocali, le danze, le luci e le immagini. La musica, ben orchestrata e armonizzata con l’azione scenica. Il pubblico non è lasciato passivo, ma chiamato in causa direttamente. […] Gli attori scendono in platea a donare agli astanti colorati semi di speranza, accompagnati dal motto “Nos enterraron vivos, pero no sabian que eramos semillas” (“Ci seppellirono vivi, ma non sapevano che eravamo semi”).[…] Quei piccoli totem servono da promemoria e ci pongono tra le mani un testimone da trasmettere. […] Prezioso gioiello del teatro d’impegno, Desaparecidos#43 (o #44?) ha il merito di fornire informazioni che poco hanno circolato nel dibattito pubblico, utilizzando le emozioni come un bulino che grava, incide (“gravure” in francese è “incisione”) la memoria. Una onorevole restituzione di un capitolo fondamentale e terribile della Storia mondiale contemporanea. E occasione per attivarsi! […]