Performance#2 della Trilogia della memoria
2014
Regia Anna Dora Dorno
Performer Nicola Pianzola
Installazione Anna Dora Dorno
Live harp performer Micol Dell’Innocenti
Musiche Alberto Novello Jestern
Realizzazione video Salvatore Laurenzana
Produzione Instabili Vaganti
Il corpo possiede memoria, la conserva nei muscoli, nella carne, nelle azioni fisiche che compiamo tutti i giorni. Scavando più a fondo possiamo risvegliare una memoria viscerale dalla quale affiora emerge la memoria dell’umanità, il principio della creazione.
L’azione performativa avviene in uno spazio in cui domina il bianco, il metallo, la luce fredda alla quale si sovrappone un bagliore rosso che invade tutto e segna il momento centrale dell’azione scenica. Due performer eseguono il loro personale allenamento ripetendo i gesti che portano alla creazione musicale dell’arpista e a quella fisica dell’attore/danzatore. La tecnica appare come uno strumento necessario al suo superamento, funzionale al raggiungimento dello stato creativo ed emozionale. Dalla memoria del quotidiano, fatta di posture, ripetizioni, esercizi, si scende sempre più in profondità verso l’origine dell’azione e del suo significato. Il performer inizia un percorso che lo spinge a svelare se stesso, a spogliarsi della sua pelle, fino ad apparire come un corpo sensibile, privo di protezione, esposto alla sofferenza, contratto. Un corpo rosso, nudo, vulnerabile. Un viaggio in discesa verso la visceralità del proprio essere, verso l’occulto, il rimosso. Le note della musica accompagnano questo viaggio, le corde dell’arpa si tendono al massimo quasi ad esprimere questa tensione verso le origini.
E’ la metafora della vita, dell’uomo che nasce dalla sofferenza, nel sangue, e tende verso la luce. L’essere umano che cresce, apprende, razionalizza, fa esperienza, crea strutture per poi tornare alle origini attraverso l’immersione nell’arte. Una metafora che trova espressione nel video finale in cui una figura femminile in abito da sposa, con movimenti lenti inizia ad impastare brandelli di carne disposti davanti a sé, fino ad assemblare pezzo per pezzo parti di un ipotetico corpo dalle sembianze umane. Al termine della creazione nulla rimane, solo brandelli di carne lasciati sulla lastra metallica come petali di rose sull’acqua.