La formazione è ricerca. Breve sintesi del convegno di Bologna a cura della compagnia Instabili Vaganti
A Bologna il 6 giugno si è svolto il convegno Formazione è ricerca all’interno del Festival PerFormAzioni a cura della compagnia internazionale Instabili Vaganti fondata e diretta da Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola. La direzione scientifica era a cura di Simona Frigerio che ha magnificamente introdotto gli artisti, gli studiosi, fatto da moderatore e impostato le diverse discussioni delle tavole rotonde, portando la sua esperienza di spettatrice e insieme di critico teatrale.
Molto densa e ricca la giornata di incontro sulla formazione professionale e sulla ricerca in cui si è cercato di individuare le tematiche, le problematiche, le nuove pedagogie. Tra i partecipanti il prof. Gerardo Guccini dell’Università di Bologna che con consueta chiarezza, ha fatto il punto sulla formazione professionale teatrale in relazione con l’Università italiana nel suo complesso; focus poi sull’ Università del Kent –istituzione partner del progetto – e la parola è passata al prof Paul Allain docente di Physical Theater che ha illustrato non solo la metodologia di lavoro che lui svolge nell’Ateneo inglese, ma anche un originale modo di documentare le tecniche di apprendimento, il training fisico e vocale da lui stesso sperimentato e diffuso attraverso il video. I materiali sono consultabili sul sito dell’Università.
Per quanto riguarda la programmazione delle scuole internazionali con base in Italia, protagonista della giornata è stata l’ Ecole des Maîtres; Rita Maffei condirettore artistico del CSS, ha passato in rassegna la gloriosa storia di questa istituzione fondata nel 1990. Dopo aver ospitato il portoghese Tiago Rodriguez per il 2018 l’Ecole avrà come Maestro per l’edizione 2019 Angélica Liddell
Il dibattito si è acceso su un tema cardine: quale tipo di “attore” sia da “(non) progettare” (citando Fabrizio Cruciani e il suo saggio “Alla ricerca di un attore non progettato”); Marco De Marinis in II teatro dopo l’età dell’oro. Novecento e oltre (2013, Bulzoni) aveva fatto una precisa puntualizzazione (a mo’ di bilancio sulle metodologie dell’attore nel Novecento) sulla “identità frantumata, esplosa, dell’attore” e sulla “progressiva caduta della distinzione esistente in passato fra professionismo e non-professionismo”, che “ha permesso il proliferare fecondo e disordinato insieme di nuove forme di identità attoriale, fuori o ai margini del professionismo tradizionale”.
L’auditorium ha provato a definire e identificare il famigerato “attore marketing”. Quale negoziazione è necessaria oggi per non soccombere ma anche per non abbandonare la propria linea di ricerca? Cosa significa stare dentro le dinamiche di mercato (e con quali vantaggi e con quali limitazioni rispetto al proprio ruolo)?
Una parte degli incontri si è svolta nel meraviglioso spazio dell’Oratorio San Filippo Neri che conserva tracce del bombardamento della Seconda Guerra mondiale, in un restauro in cui si è salvaguardata e resa evidente la memoria della ferita di guerra; proprio questa sede così speciale ha ospitato anche lo spettacolo della compagnia Instabili vaganti IL RITO – una sorta di “summa” dei dieci anni di ricerca del progetto internazionale “Stracci della Memoria”-
Questo spettacolo rappresenta un’esperienza sensoriale importante per lo spettatore che riporta a gesti antichi, inconsueti e a uno scavo antropologico delle radici (nostre e del teatro); un lavoro fisico attoriale alla ricerca estenuante di una memoria universale, unificante, circondandosi di materiali che diventano immediatamente simbolici: roccia, terra, riso. Il sacro recinto della chiesa aumenta, amplifica la forza evocativa di suoni e canti dei due attori Anna Dora Dorno Nicola Pianzola (con le musiche originali eseguite dal vivo da Riccardo Nanni), e rende maestoso il loro incedere in un “tempo altro”, fatto di litanie, azioni rituali (l’abluzione, il cammino in cerchio) ripetuti all’infinito come fossimo gettati in un momento di sospensione, oltre il nostro tempo-istante. Un intero ciclo di vita racchiuso nello spazio di un rito o meglio nei molti riti evocati: quelli delle tradizioni dei Paesi dove lo spettacolo è stato ospitato, dall’Italia del Sud alla Corea, Messico, Armenia.
Il convegno è proseguito negli spazi del DAS Dispositivo Arti Sperimentali in Via del Porto 11 a Bologna, che è anche la sede operativa della compagnia e dove il prof. Allain ha dato una dimostrazione tecnica di lavoro attoriale sul respiro per i partecipanti al Master.
Tavola rotonda poi sulle attività di formazione di molte compagnie del teatro di ricerca riconosciute dal MIBAC e consolidate nel loro importante e decennale lavoro col territorio, con la città (Genova, Reggio Emilia, Parma, Bologna): dal Lemming a Lenz al Teatro Akropolis, al Teatro dell’Orsa, al Teatro delle Ariette agli stessi Instabili Vaganti; un viaggio tra laboratori per la disabilità (usiamo la definizione di “attore sensibile” di Lenz) a quelli con rifugiati e richiedenti asilo, dalle tematiche sociali di integrazione a quelle di educazione alla legalità. Toccante il progetto Argonauti per MigrArti 2017, spettacolo itinerante realizzato con giovani narratori migranti e rifugiati di seconda generazione e presentato con grande partecipazione da Monica Morini con Bernardini Bonzani
Si sono aggiunte, poi, le testimonianze di direttori artistici di Festival: Maurizia Settembri per FabbricaEuropa, che ha recentemente cambiato sede posizionandosi dalla Leopolda al Parco delle Cascine (PARC) e Angela Fumarola (Inequilibrio Festival) che ha esposto l’idea alla base dei progetti di residenza di Armunia e della programmazione realizzata insieme con il condirettore Fabio Masi, tra danza internazionale e nuove co-produzioni teatrali italiane. FabbricaEuropa e Inequilibrio sono legati insieme dal progetto Crossing The Sea, progetto finanziato dal Ministero e che promuove l’attività di danzatori italiani in Cina e in Corea.
Impossibile poi, nel finale di questa lunga giornata insieme con molti giornalisti, critici e operatori teatrali, non commuoversi di fronte alla lettura di testi “alla Straub” di Dario Marconcini e Giovanna Daddi del Teatro di Buti; premiati quest’anno con un Ubu alla carriera i due artisti toscani hanno mostrato il metodo “straneante” (e a quanto pare anche estenunante..) degli Straub con cui hanno condiviso molti anni di attività artistica e di amicizia, metodo che esigeva grande memoria e una fissità di sguardo e del corpo affinché fossero non le azioni ma le parole, nella loro intonazione, nella loro scansione ritmica stabilita come una rigidissima partitura, a indicare la strada e la storia. Hanno letto, seguendo le indicazioni a suo tempo date da Jean-Marie Straub, un racconto da Dialoghi con Leucò di Pavese diventato film e girato proprio nelle campagne di Buti. A sentirli mi viene in mente il film Antigone degli Straub, per me quasi incomprensibile all’epoca della mia giovanile visione, a causa dell’incapacità di decifrare il codice dei registi tedeschi. E, dopo tanti anni, con la semplicità che gli appartiene, la chiave per penetrare il metodo Straub me l’hanno svelato proprio Dario e Giovanna, il padre e la madre” del Teatro Nazionale di Pontedera come li ha definiti con un affettuoso titolo Roberto Bacci in una intervista di Renzia D’Incà.
Instabili Vaganti Experimental Theatre Company
Instabili Vaganti è un duo artistico fondato a Bologna nel 2004 da Anna Dora Dorno, regista performer e artista visiva e Nicola Pianzola, performer e drammaturgo, che opera a livello internazionale nella creazione e produzione di spettacoli, performance, video e installazioni e nella direzione di progetti di ricerca e percorsi di alta formazione nel teatro e nelle arti performative. La compagnia ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali per la sua capacità di trattare temi di scottante attualità attraverso un linguaggio poetico e di forte impatto emotivo, in grado di veicolare importanti messaggi a livello globale, grazie all’universalità del linguaggio fisico dei performer e alla drammaturgia originale tradotta o creata direttamente in più lingue.
L’attenzione per gli aspetti visivi, l’interazione con i nuovi media, la capacità di lavorare in site-specific, consente Instabili Vaganti di passare in modo fluido ed organico attraverso forme e stili differenti creando opere artistiche capaci di attraversare spazi e luoghi diversi tra loro: siti di particolare interesse storico e architettonico, musei d’arte contemporanea, paesaggi naturali, grandi agglomerati urbani, luoghi in abbandono, e di intervenire con progetti specifici in contesti sociali problematici, come aree periferiche o ad alta criminalità, o inconsueti, come foreste incontaminate e villaggi remoti.
Il fulcro della ricerca di Instabili Vaganti è il performer che incarna con il suo agire scenico la capacità evocatrice del fare poetico e afferma la propria centralità fisica ed emotiva attraverso tecniche provenienti da differenti discipline che gli consentono di avere una padronanza estrema del proprio corpo e della voce.
Il lavoro di Instabili Vaganti coniuga etica ad estetica, impegno civile a sperimentazione artistica. Il fine ultimo della compagnia è la creazione di un metodo capace di farsi custode della tradizione e allo stesso tempo di spezzarne le regole attraverso la contaminazione dei linguaggi performativi.
La compagnia è riconosciuta e sostenuta dalla Regione Emilia – Romagna e dal Comune di Bologna. La circuitazione dei suoi spettacoli è stata supportata dal Ministero Affari Esteri, dal Mibac, da numerosi Istituti Italiani di cultura all’estero. Per i suoi progetti ha ricevuto il contributo di: Fondazione Cariplo, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Unione Europea. La compagnia ha collaborato con prestigiosi enti quali: Grotowski Institute in Polonia, la Fondazione Bauhaus in Germania, La National School of Drama in India, Università Autonoma Nazionale del Messico.