Recensione di Sherene Meyer, Voci dalla Soffitta

26 marzo 2011

A livello sensoriale lo spettacolo Stracci della memoria è avvincente. Durante tutto lo spettacolo il senso di incanto e di immersione nel mondo privato di due persone sconosciute e nel loro rapporto intimo, intenso e normalmente privato è costante e perpetuo. Questa creazione di uno spazio astratto è molto lontano della quotidianità ma fatto in sostanza di esperienze e di rapporti umani. La scena è composta da un circolo di sabbia bianco, un altro di sabbia gialla-marrone circondato da candele e un semicerchio di rocce; si trasforma organicamente durante la performance insieme all’aspetto degli attori, andando a creare il senso di un viaggio condiviso. Le sembianze dei performer, inizialmente vestiti in modo formale e ordinato, passano attraverso il disordine acquisendo alla fine un aspetto selvaggio. Durante lo spettacolo, anche i movimenti e le loro voci attraversano diversi stadi: il controllo e la solennità iniziale si dissolvono, arrivando a una fisicità energica accompagnata da canzoni che mutano dalla forma originale e si avvicinano ai suoni primordiali. Per esternare quello che normalmente è nascosto e mostrare le delusione e la disparità che nasce fra due persone è richiesta sia la vulnerabilità che la forza, qualità che in Stracci della Memoria sono messe sulla bilancia in modo efficace e coinvolgente.